TORNA ALL'INDICE

 
     
 

CONSIDERAZIONI ED AFFERMAZIONI    

13/07/2007

 

     Molti malati terminali, moribondi, possono insegnare qualcosa di importante non solo sulla morte di per sé ma sulla vita stessa, a ragione delle esperienze fatte. Sono tante le possibilità interiori che ognuno dispone fino all'ultimo istante di vita. In tutta questa mia storia di questi ultimi mesi ho fatto tantissime riflessioni e tante considerazioni, belle e brutte, e posso tranquillamente esprimere  e riferire ciò che si attraversa nella vita di tutti i giorni, naturalmente sulla base delle mie esperienze. Osservazioni che ho curato ed annotato giorno per giorno allo scopo di far conoscere, anche a chi sta bene, quale stato d'animo assale chi è affetto da cancro o altra malattia che possa classificarlo fra i malati terminali. Affronti la vita che ti sta davanti in diversi modi, tutti nuovi, e con uno spirito di iniziativa che varia di volta in volta; a volte non ti riconosci ed a volte senti rafforzata la tua personalità. Spesso diventi triste e non sai spiegare la tua tristezza, e tale tristezza a volte diventa più profonda di quella che affligge un genitore che perde un figlio. Ti trasformi in un contenitore di lacrime e piangi, versi fino all'ultima lacrima per esaurire la tua rabbia che nutri verso la tua strisciante malattia, contro il cancro, la temibile bestia.

     E' sbagliato piangere, piangere secondo me è sempre un errore, un segno di debolezza, ma è difficile trattenere il pianto quando si ingoia malumore e tristezza. Però se si piange per sfogarsi, per scaricarsi delle tensioni accumulate, per trovarsi a proprio agio con mente e corpo, è bene piangere. Se si piange per riacquistare la serenità che spesso svanisce, per dare la possibilità agli altri di lavorare con te a livello emozionale e far ascoltare quello che tu malato hai la necessità di dire, è bene lasciarsi andare, non c'è motivo di dire "non piangerò perchè fra poco passerà".

     Qualche giorno fa ho incontrato un amico che non vedevo da circa un anno, aveva saputo che non godevo di buona salute ma non conosceva il mio vero problema; mi ha abbracciato e mi ha chiesto: "ciao Franco ... da quanto tempo che non ci si vede... come va?". La mia risposta: "non bene, anzi male".  - Che significa?  - Significa che sto male, ho un tumore al Pancreas in stato molto avanzato, mi hanno dato alcuni mesi, ma mi sto curando.  - Franco, ma che c...avolo mi stai dicendo? Sei pazzo?  - No non lo sono, ti sto dicendo la verità, ho un tumore che sto combattendo con tanta forza. Notando la mia franchezza nel descrivere la cosa, si è fatto prima scuro in viso, accigliato e poi lentamente rosso, sempre più rosso fino a farsi scendere qualche lacrima. - Franco... Franco... ma... ma... che... ma così me lo dici? Si è messo a piangere. Riconosco di essere stato un po' brusco, l'ho messo in difficoltà, non l'ho fatto apposta, non volevo.  - Scusami Gianni, per me ormai è una cosa normale parlarne, mi sento meglio quando lo faccio, scusami di nuovo, so che sei una persona molto sensibile. Abbiamo continuato a parlarne scendendo anche nei particolari.

     Mi capita spesso di trovarmi di fronte a persone che piangono per me; il fatto mi intenerisce, ma a queste persone dico che non devono più farlo perchè fanno cadere anche me nel pianto. Ognuno di noi deve piangere per se stessi, non deve piangere per gli altri, gli altri non devono compatirmi perchè soffro, ma se veramente vogliono fare qualcosa per me, devono aiutare me a piangere al solo scopo di farmi sfogare e riacquistare forza e serenità. Devono, perciò, avere una condizione tale da potermi essere veramente vicini ed aiutarmi in tal senso senza farsi sopraffare dal mio dolore, devono affinare la loro sensibilità nei confronti del mio dolore. Se chi mi sta vicino e chi, in qualsiasi modo, si interessa a me riesce ad avere questo comportamento, capirà che questo è ciò che desidero, e solo così il dolore non mi farà male.

     Come ho sempre detto io devo rafforzare la fiducia in me stesso, stabilire con gli altri un rapporto più soddisfacente, vincere le paure, le incertezze e quella pigrizia mentale scatenata dal timore di stare ancora in gioco e tentare di approdare ad una esistenza più felice improntata alla piena realizzazione dei miei desideri. Le mie aspettative, riguardo a me stesso, sono le più importanti. Accetto volentieri i consigli degli altri e li valuto attentamente, però non è possibile dare per scontato la loro accettazione perchè, se do più importanza alle opinioni altrui, meno spazio e libertà ho per le mie e quindi di continuare a vivere come voglio.

     Quando noterò che non c'è più niente da fare, quando è stato fatto tutto il possibile e non si può più sperare nella Chemio o in qualsiasi altra terapia, cercherò di restare in mezzo alle mie riflessioni, ai miei affetti, ai miei cari per meglio prepararmi alla mia morte. Per ottenere questo cercherò di trovarmi a casa mia, tra le mie cose. E' più bello morire nel mio letto, sentire gli odori della cucina di mia moglie, il profumo della minestra o del caffè provenire dalla cucina, ascoltare le mie note preferite che sono quelle delle sinfonie di Bethoven e Strauss; mi darebbe fastidio morire in un letto d'ospedale.

     Non tutti si comportano allo stesso modo di fronte alla morte, bisogna rendersi conto se è meglio prolungare la propria vita soffrendo ed ottenendo scarsi risultati, o se è più importante migliorare la qualità della vita che resta. Per quello che mi riguarda sono favorevole all'idea di migliorare la qualità della vita, è un diritto del malato poter scegliere e desiderare se vivere più a lungo o meno, e che è più giusto rispettare la sua volontà ed ascoltare ciò che ha da dire; contemporaneamente è necessario tentare di allungare la durata della vita nonostante il dolore e la sofferenza. La morte è una componete della vita; oggi la medicina ha fatto passi da gigante nel settore della tecnologia e delle terapie ed è riuscita a prolungare l'esistenza umana e a migliorare le aspettative di vita.

     Ho avuto diverse esperienze negative nel passato, ma quest'ultima brutta avventura mi da la possibilità di capire cosa significa veramente attraversare la bufera e la tempesta; più numerose sono le prove a cui la vita ti sottopone e più ti abitui alle difficoltà, ed anche all'incontro con la morte. In certi istanti ti senti più forte, non il hai timore di cadere a pezzi, di impazzire o gridare per il dolore o per qualsiasi altro fatto terribile legato all'evento del dolore. Chi non ha conosciuto o subito le tempeste della vita, farà molta fatica a morire perchè sarà sempre incredulo e continuerà a pensare che non è ancora arrivato il suo momento. Spesse volte ho detto che la morte non mi spaventa perchè in questi ultimi mesi ho avuto la possibilità di riflettere, capire e prepararmi anche a questa eventualità.

     La paura che spesso mi assale, non è quella di essere rinchiuso in quella bara di zinco, ma di dover abbandonare e lasciare in balia del vento, le mie aspirazioni, i miei propositi, i miei affetti e, soprattutto, di non poter rivedere mia moglie ed i miei figli.

     Penso al dolore in cui si troveranno immersi dopo la mia scomparsa; sono convinto che non supereranno tanto facilmente il mio distacco. Cercherò di far capire loro che la mia morte deve essere considerata come un arcobaleno, un ponte che mi porterà ad un'altra vita in cui non esiste falsità e sventure, ma qualcosa di bello e di soave che ci solleva dalle preoccupazioni della vita terrena.

     In una intervista  fatta ad un suo paziente, la Dott.ssa Elisabeth Kluber, laureata in Medicina e Psichiatria, alla domanda: "qual'è l'esperienza più importante che hai raccolto dal tuo dolore, dal tuo tumore?", ebbe la seguente risposta: "da quando ho appreso di avere il cancro ho imparato veramente a vivere, da quando ho saputo di avere il cancro mi sono accorto che anche le immondizie sono profumate". Vi ringrazio ancora una volta per la pazienza che avete avuto nel leggere queste mie osservazioni e considerazioni. Vi saluto tutti con vera amicizia e simpatia.

                          Franco Adorna

 

   

 
 

TORNA ALL'INDICE